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Gianluigi Gabrielli

Via Camilla Ravera,12 – 34070 SAN PIER D’ISONZO (GO)
Tel. 048170050 - Cell. 3450347722

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Biografia

Gianluigi Gabrielli è nato a Ronchi dei Legionari (GO) nel 1941 ed abita a San Pier d’Isonzo. Si è diplomato Maestro d’arte per la scultura in legno nel 1962 ed ha insegnato per lunghi anni all’Istituto IPSIA di San Giovanni al Natisone (UD).

Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali.

Recensioni

Legato al comprovato concetto dell’artigiano che trasforma e plasma la materia e riesce, quando c’è sensibilità e capacità d’artista, a darle precisa fisionomia e vita, Gianluigi Gabrielli, nelle sculture in legno elabora, meglio lavora, la materia a suo piacimento e con innegabile estro. In tutte le sue opere, “pezzi” preparati da una mano felice, si nota un appagato bagaglio tecnico davvero sorprendente. Con tratti eccezionalmente sicuri, dando profondità e respiro a quanto di volta in volta prepara nel suo laboratorio dove vive una realtà filtrata attraverso le lenti di una sensibile percezione, Gigi Gabrielli “scopre” se stesso e interpreta il suo stato d’animo che trasmette in un povero Cristo sofferente oppure in quelli uccelli feriti trasudanti una lirica drammaticità. E’ meritevole di successo questo artista che ha il coraggio di far cose per sé e di portarle avanti come le sente, con serio impegno. E’ doppiamente meritevole perché quanto ci propone ha tutti i crismi dell’opera d’arte.

 

 

 

 

Nel non grande numero di scultori che operano nella provincia isontina, Gianluigi Gabrielli si distingue per un suo modo originale di lavorare il legno, da cui enuclea valori figurativi spesso assai probanti. Una cultura come l’attuale tendente a catalogare con riferimenti più o meno oggettivi qualsiasi tipo di espressione, avvalora l’oggetto sculturale di Gabrielli non fosse che per i suoi morfemi decorativi che lo giustificano. Quindi l’interpretazione dello scultore ha come corrispondente sintattico il segno che incide e provoca rapporti chiaroscurali; e questi (termini dialettici che giustificano l’intervento estetico) nel sostanziare l’effetto plastico connota l’aspirazione figurativa del mezzo. Può darsi che le motivazioni che organizzano questa scultura, abbiano delle incentivazioni recondite. Secondo noi la loro ritualità iconica sta al di sopra di qualsiasi provocazione semantica. Sono sculture immanenti non diversamente da certe sculture esotiche; l’urto sensoriale che esse provocano giace nel motivo che in superficie pondera le parti plastiche.

L’unità plastica si è determinata nell’impatto dei volumi e l’epidermico gironzolare della linea. E il pensiero corre a certe soluzioni arcaistiche moderne, ma pure a motivi decorativi deducibili da arredi in legno autoctoni nostri. Che tra questi vi sia una immediata relazione conoscitiva non importa; rimane, forse, una inconscia operazione di sinestesia figurale. E qui siamo liberi di conoscerla o di disconoscerla! Un dato è certo; Gabrielli fenomenizza un suo processo di intervento sul legno. Ferma l’attenzione dell’osservatore, e quasi, a distanza, suggerisce in lui la verifica di un temperamento, nonostante tutto ancora crepuscolare che nella voluta esecuzione plastica vuol far sentire la possibilità di compiere scultura.

 

                                                                                              Marino Medeot

 

Hanno scritto di lui: (“Il Messaggero Veneto” – Cronaca di Palmanova))

“Si può davvero chiamare «monumento» la scultura lignea del prof. Gianluigi Gabrielli donata alla Chiesa di San.Francesco qui a Pal­manova. L'opera, infatti, collocata sul lato centrale sinistro del­l’ottagonale aula e benedet­ta nel maggio scorso, misu­ra m. 3,40 x m. 2,20. L'artista, con la tecnica che conosciamo da opere di più breve respiro, offre alla nostra contemplazione e critica questo grande qua­dro di legno scolpito. Lo scavo profondo e vio­lento è ammorbidito da lembi falcati che si alzano dolci a spigolo tagliente sui piani di sotto con molto ef­fetto coloristico, quasi direi, impressionistico. In basso una linea oscura separa la terra dalla rappre­sentazione figurativa con alcune nubi e un roseto di ferro battuto applicato al legno.

Di sopra la scena del Cri­sto che appare alla Santa è chiusa tra due gruppi di an­geli opposti in diagonale, i cui piani prepotenti e oscuri determinano e trasfigurano in chiaro la scena centrale che, guardata di sottecchi, appare come circoscritta entro una «S» capitale mi­niata. Qualcuno potrebbe pen­sare a una certa scorrettez­za tra la fragile immagine del Crocifisso e il volume prepotente della Santa e, forse, desiderare un Cristo a mezza figura uscente dal fondo più scorciata e cor­posa... Ma lui non è l'arti­sta che per realizzare il suo ideale deve affrontare e su­perare tante difficoltà.

Un artista cerca di pene­trare e conoscere l'idea che vuol perseguire, il mistero divino ed umano che lo attira. Perciò con tutta la forza della sua mente e del suo cuore, mediante la propria tecnica si sforza di rendere presente a noi l'istante in cui gli si è accesa la scintilla dell'ideale-mistero. E l'osservatore prepara­to, e non preparato, al di là delle linee e dei colori, oltre la superficie estetica che lo sollecita, deve tentare di en­trare nel fatto che le figure rappresentano per assapo­rare un pochino quel mo­mento gioioso che ha folgo­rato l'artista. Gabrielli, a quanto pare, ha scelto di rappresentare l'istante in cui una spina della corona di Gesù viene infissa sulla fronte della Santa e per l'apparizione di Cristo e il dolore sovruma­no essa trasumana. La Santa non osa guar­dare la faccia del Crocifisso, molto bella, ma si volge per aiuto allo spettatore. Intanto la mano del Fi­glio di Dio Crocifisso regge dolcemente la testa della Santa invasa dall'immenso dolore di Lui. L'artista riesce a farci ca­pire il dramma e a farcene arrivare la sensazione.”



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